Quando l’Istituzione è traumatizzata


Quando l’Istituzione è traumatizzata


Gli interventi in Emergenza dopo il Suicidio di uno studente a scuola.

Dott.ssa Elisabetta Graziano Supervisore e Facilitator EMDR

ll fenomeno del suicidio in età adolescenziale negli ultimi due anni ha avuto un tragico incremento, costituisce la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, ma soprattutto si evince una tendenza a sottostimare il fenomeno a causa dello stigma sociale.

I dati relativi al suicidio sono sottostimati perché è un argomento che sgomenta, terrorizza e spesso nelle famiglie della vittima entra in modo preponderante la vergogna, alimentata da variabili culturali e religiose che ne impediscono la corretta catalogazione, succede infatti che il decesso venga denunciato e registrato come incidente stradale o investimento.

Come terapeuti dell’Associazione EMDR ci è già successo di intervenire, all’interno di una scuola, dove un genitore di uno studente si era suicidato ma vista la dinamica della morte poco chiara i parenti hanno cercato di non far trapelare l’ipotesi del suicidio, inaccettabile per la loro religione, causando un triste silenzio intorno alla vicenda.

Noi terapeuti sappiamo quanto una verità nascosta e incongruente generi delle dinamiche psicologiche che possono andare a complicare l’elaborazione di un tale evento.

Tra le cause di morte, in giovane età, il suicidio è quello che più difficilmente porta ad una elaborazione del lutto fisiologica, in quanto entrano in atto tanti fattori che ne complicano il percorso di elaborazione. E’ una ferita per gli adulti (i genitori, gli insegnanti) e per i ragazzi. Nella mente di chi resta, rimane l’incredulità, lo shock, ed al di là della morte stessa, è proprio la violenza dell’atto, improvviso e inaspettato, che complica ulteriormente la rielaborazione dell’accaduto.

E’ un gesto che genera sgomento, senso di colpa per non essersi accorti ed il dolore che ne consegue diventa intollerabile e spesso c’è la ricerca di un colpevole o di una responsabilità poiché questo permette di avere un senso di padronanza.

E’ quindi estremamente difficile fronteggiare un evento come questo quando avviene all’interno delle mura scolastiche: un evento tragico che esplode proprio nel luogo dove i ragazzi dovrebbero essere al sicuro.

La Scuola

Quando il suicidio avviene dentro le mura scolastiche le reazioni emotive sono forti, complesse e coinvolgono tutti, dal preside agli insegnanti al gruppo degli alunni e alle loro famiglie.

L’apparente mancanza di senso sconvolge tutti e in ciascuno si fanno spazio pensieri, domande, e reazioni talvolta controproducenti.

Gli adulti possono essere spaventati, temere l’emulazione da parte dei loro figli, non sanno spesso se sia più utile parlare di quello che è successo oppure omettere, negando o mettere in atto comportamenti iperprottetivi.

Intorno alla tematica del suicidio c’è ancora l’idea ricorrente che parlare non faccia bene e che possa causare fenomeni analoghi, quindi difficilmente gli adulti ne parlano con i propri figli.

Il preside e gli insegnanti possono sentirsi sopraffatti soprattutto se hanno assistito all’evento o perché particolarmente vicini all’alunno che si è tolto la vita.

La reazione istituzionale può essere differente a seconda della modalità con la quale viene eseguito il gesto, talvolta il dirigente può temere una responsabilità della scuola o una rivalsa da parte dei genitori della vittima e capiamo che a quel punto l’istituzione non è proiettata a proteggere i ragazzi poiché è coinvolta nel trauma e spaventata per le conseguenze legali.

In alcune scuole abbiamo assistito ad interventi di chiusura, nessuna comunicazione esterna, nessun intervento nel gruppo dei ragazzi, di fatto una reazione analoga a quella delle famiglie dei pazienti suicidari che si chiudono in loro stesse per la vergogna e la paura.

Di fronte ad una situazione così drammatica è indispensabile intervenire il prima possibile per aiutare la scuola a mettere in atto una serie di interventi utili a tutti.

Purtroppo, nonostante l’OMS abbia pubblicato nel 2014 un report “Preventing Suicide a Global imperative” con lo scopo di incoraggiare interventi per la prevenzione del suicidio nelle scuole, ad oggi non ci sono interventi di prevenzione strutturati in ogni scuola, così come non esistono interventi per il post.

Le scuole arrivano a richiedere l’aiuto da parte dei professionisti in modo autonomo, perché magari una madre conosce il professionista esterno o la nostra Associazione , ma spesso l’intervento arriva dopo le 24 ore e non possiamo aiutare l’istituzione nella comunicazione alle famiglie e agli studenti.

E’ importante intervenire perché dobbiamo aiutare l’istituzione traumatizzata, la scuola, ad elaborare in modo sano l’accaduto e prevenire comportamenti emulativi nei ragazzi ma anche comportamenti disfunzionali negli adulti. L’EMDR è un prezioso alleato che ci permette non soltanto un lavoro sui traumi già accaduti ma anche un intervento preventivo per favorire il processo naturale del nostro cervello.

Normalmente in terapia noi lavoriamo con EMDR con ricordi già consolidati nella nostra rete mnestica, li trattiamo e li elaboriamo, mentre in emergenza viaggiamo al contrario, lavoriamo cioè prima che un ricordo venga consolidato e che possa portare con sé convinzioni disturbanti o altri fattori di rischio che minano una completa elaborazione.

Un ricordo per essere consolidato nella nostra memoria impiega circa un mese, per questo è bene intervenire il prima possibile.

L’importanza dell’intervento nelle prime 24 ore

Generalmente il nostro intervento avviene dopo un paio di giorni, dopo che il dirigente scolastico e i professori hanno già dato la comunicazione alle famiglie e agli alunni.

La comunicazione è molto importante e deve essere chiara senza contenere inutili dettagli , evitando un telefono senza fili con più versioni che creano confusione e senso di angoscia. Un racconto ricco di particolari genera comunque , nella mente di chi lo ascolta, delle immagini mentali dell’accaduto che se non vengono processate possono traumatizzare la persona.

Più il nostro intervento è precoce, più possiamo aiutare un flusso di comunicazione efficacie che non rischia di ritraumatizzare.

Il nostro primo compito come terapeuti EMDR è di aiutare gli adulti a reggere ad essere solidi per poter aiutare i ragazzi, attraverso interventi psicoeducativi mirati.

Quando veniamo in contatto con un preside o un rappresentante dei docenti è molto importante capire come siano andati i fatti, se ci sono docenti o allievi maggiormente esposti all’evento e di conseguenza più esposti a futuri comportamenti di disagio.

Questo ci permette di pianificare l’intervento in modo più efficacie possibile.

Le prime 24 ore sono importantissime perché è una fase delicata quella della trasmissione della notizie che , assieme alla psicoeducazione sulle reazioni peritraumatiche dell’evento, rimane indispensabile per stabilizzare e normalizzare le reazioni delle persone.

Dobbiamo aiutare gli adulti a fronteggiare l’evento in modo da essere un valido contenitore emotivo per i ragazzi, cosa molto complicata se gli adulti o i docenti sono traumatizzati a loro volta perché magari hanno vissuto un evento simile in famiglia oppure se sono stati presenti e hanno assistito all’accaduto.

E’ tutta una comunità ad essere sommersa dall’evento traumatico.

Come interveniamo con EMDR.

Dal momento in cui veniamo contattati dobbiamo fare un approfondita analisi di come sono avvenuti i fatti, quali sono i soggetti maggiormente esposti e le persone o studenti a rischio per precedenti vulnerabilità.

E quest’analisi è molto complessa e delicata perché va fatta, talvolta, con la persona più esposta, colui che ha ha assistito che ,come già capitato, è proprio il dirigente scolastico. La raccolta d’informazioni deve avvenire facendo molta attenzione a garantire anche la sicurezza della persona esposta.

Questa fase ci permette di strutturare il lavoro che spesso prevede l’utilizzo dell’EMDR come prevenzione secondaria e in alcuni casi per rielaborare il trauma.

La potenzialità dell’ EMDR in contesti emergenziali è quello di poter raggiungere tutta la comunità delle persone attuando interventi di gruppo e singoli.

Primo Step “Critical Incident Stress Orientation (CISO).

Il CISO è il primo intervento che viene fatto nelle scuole. In genere, si fa con gli adulti, genitori e insegnanti proprio per spiegare le reazioni fisiologiche legate allo stress di un evento così drammatico, quali possono essere reazioni che ci aspettiamo e quali sono degne di maggiore attenzione.

Generalmente gli incontri si fanno fuori dall’orario scolastico e per favorire una maggiore adesione, talvolta, vengono fatti con la doppia modalità in presenza e on line.

Aiutiamo gli adulti ad essere “Adulti efficaci” e a rispondere ai bisogni dei figli riconoscendo quali segnali di disagio sono degni di nota, inoltre diamo loro la possibilità di contattarci qualora ci fosse bisogno di un intervento più approfondito.

Questo passaggio è fondamentale perché se aiutiamo gli adulti indirettamente aiutiamo i ragazzi, gli adulti devono diventare la risorsa che contiene psichicamente i ragazzi ma anche coloro che possono cogliere ed intercettare il disagio.

Dobbiamo fornire risorse e un senso di padronanza agli adulti.

Gruppi Terapeutici EMDR

Viene pianificato l’intervento di gruppo che , nelle scuole, normalmente prevede un gruppo composto dai docenti , un gruppo dei genitori e la classe dove è avvenuto il decesso.

Si cerca di formare dei gruppi omogenei in modo da tutelare le persone più esposte o presenti al momento per queste persone, si può scegliere di fare un intervento individuale poiché l’elaborazione in gruppo può essere complessa.

Una volta formati i gruppi per ciascuna persona viene compilata una scheda di triage psicologico per capire se ci sono delle vulnerabilità pregresse o fattori che possono complicare l’elaborazione.

Fatto questo, prima di iniziare l’intervento, viene somministrata la scala IES che indaga se sono presenti sintomi da stress postraumatico; la scala riviene somministrata nuovamente alla fine dell’intervento per valutare l’andamento e l’efficacia del nostro intervento.

Per concludere, viene utilizzato il protocollo EMDR IGTP all’interno di ogni gruppo, un protocollo molto efficace e facile da usare nei contesti di gruppo poiché non prevede la condivisione dei contenuti.

Il protocollo è stato progettato per l’utilizzo in gruppo già dopo poche ore dall’accaduto ed è indicato per ridurre i sintomi peritraumatici, facilitare le espressioni delle emozioni dolorose e dei comportamenti che provocano sentimenti di vergogna, offrire empatia e migliorare la sensazione del paziente di essere in grado di padroneggiare gli elementi angoscianti.

L’IGTP è nato come protocollo per l’infanzia ma è stato utilizzato in molteplici contesti operativi sia nella sua forma originaria (Jarero 2006) sia con adattamenti per adeguarsi a particolari circostanze (Fernandez 2004,Gelbach e Davis 2007,ecc).

I pazienti che fanno parte del gruppo non devono fornire informazioni o condividere i propri vissuti e questo ne facilita , non solo la somministrazione, ma permette di applicarlo sia agli adulti che ai bambini.

E’ stato utilizzato per aiutare migliaia di sopravissuti in tutte le parti del mondo dimostrando di essere più efficacie di qualsiasi altra terapia di gruppo ( Jarero 2008).

Normalmente i gruppi terapeutici sono composti da 20/25 persone e sono condotti da un terapeuta assieme ad altri due co-terapeuti che valutano l’andamento dell’intervento e aiutano le persone che presentano difficoltà.

Possono esserci difficoltà nell’elaborazione o momenti di forte abreazione ed è quindi indispensabile l’aiuto dei co-terapeuti al fine di non interrompere l’elaborazione del gruppo ed aiutare le persone in difficoltà.

Vengono previsti, generalmente, tre incontri dopodiché, se ci sono persone bisognose o con vulnerabilità pregresse che si sono riattivate in seguito al trauma, è previsto un percorso individuale.

L’obiettivo del nostro intervento è favorire un processo fisiologico di guarigione riorganizzando tutti quegli elementi, spesso frammentati e portatori di malessere, tipici di eventi così soverchianti.

L’EMDR è un ottima opportunità per la rielaborazione di lutti complicati, si basa sul modello teorico dell’AIP ( Shapiro 2000) e nasce come modalità di trattamento per i Sintomi da Stress Traumatico.

Viene utilizzato in ambito emergenziale, come già detto in precedenza, proprio in modo preventivo impedendo che soggetti più a rischio più esposti per loro vulnerabilità possano andare incontro ad un blocco dell’elaborazione dell’accaduto e sviluppare sintomi psichici.

Il nostro intervento presso una scuola media del territorio genovese.

Come Team Emergenza Genova siamo intervenuti a seguito di un tentato suicidio di una alunna della classe terza.

L’alunna, durante l’ultima ora di lezione, ha tentato di defenestrarsi mentre un insegnante ha tentato di trattenerla, nonostante la ragazza sia riuscita a lanciarsi la prontezza dell’insegnante ne ha impedito il decesso.

I compagni di classe hanno assistito attoniti alla scena mentre la preside dell’istituto era presente quando la ragazzina è caduta, le è stata vicino soccorrendola e portandola con i militi in ospedale.

Mentre tutto ciò accadeva i genitori iniziavano ad arrivare , per prendere gli alunni, ignari di quello che succedeva all’interno della scuola ma vedendo ambulanze e macchine della polizia.

Nel frattempo la notizia è arrivata su i social con gran clamore e ancora prima che ci fosse il tempo che la scuola potesse dare un annuncio ufficiale.

Il nostro intervento è stato possibile dopo 5 giorni dall’accaduto e abbiamo dovuto pensare ad un intervento che prendesse in considerazione la complessità del caso.

Abbiamo deciso, dopo aver parlato con la preside, di fornire un supporto individuale per la dirigente e per l’insegnante poiché maggiormente esposte all’accaduto. Ma è’ soprattutto in questi casi che il dirigente scolastico può trovarsi in forte difficoltà sia per lo shock che consegue all’essere stata presente all’atto sia per tutti quei vissuti di responsabilità che possono derivare da un gesto del genere in orario scolastico e tra le mura della scuola.

L’istituzione deve reggere l’impatto rispondendo ai genitori e gli allievi in modo solido e adeguato quindi per questo siamo partiti subito da loro per poi allargare il nostro lavoro ai genitori e gli allievi.

Come già detto prima, più lavoriamo con gli adulti e più aiutiamo i ragazzi: se i genitori riescono a parlare dell’accaduto senza nascondersi in versioni non veritiere riescono a creare uno spazio di ascolto e di dialogo per permettere a quello che è successo di essere elaborato e compreso.

Non siamo riusciti a raggiungere la ragazzina e la sua famiglia perchè i genitori si sono rifiutati in quanto già seguiti, ma il lavoro con l’intera comunità fa sì che indirettamente venga aiutata anche la piccola.

Trasmettere elementi di psicoeducazione agli adulti e agli studenti favorirà, assieme all’elaborazione EMDR, un modo efficace per riaccoglierla in classe senza far calare un silenzio omertoso sull’accaduto o la sensazione di vergogna che spesso accompagna il tema del suicidio.

Cosa auspichiamo per il futuro.

Esperienze come questa ci fanno capire l’importanza del nostro intervento nelle scuole e quanto sarebbe opportuno velocizzare i tempi e diffondere nelle scuole l’importanza della gestione delle situazioni di crisi.

All’estero esistono delle unità di Crisi per ogni scuola che si occupano, con l’aiuto di psicologi, di come gestire la crisi, come comunicare alle famiglie e aiutare gli alunni più fragili e che possono risentire di un evento così sconvolgente.

Pensiamo a quanto sarebbe utile formare , per ogni scuola, un team sensibile alla tematica del trauma e soprattutto fornire gli strumenti necessari per lavorare accanto a noi psicologi dell’emergenza.

Si potrebbe pensare di:

  • fare un lavoro preventivo attrezzando gli adulti a fronteggiare le situazioni di emergenza, fornendo psicoeducazione e inoltre utilizzare, con loro, il protocollo RDI di LEEDS per installare risorse.
  • intervenire tempestivamente aiutando e coordinandosi con un ipotetico Centro di Crisi interno alla Scuola, aiutando la scuola a comprendere i rischi e le conseguenze di un evento traumatogeno.
  • elaborare con EMDR l’accaduto con il protocollo IGTP di gruppo
  • seguire i casi che risultano vulnerabili o bisognosi di trattamento prolungato.

L’EMDR è uno strumento prezioso che può essere applicato anche per rinforzare, attraverso il protocollo RDI di LEEDS, le risorse negli adulti e nei ragazzi in modo da ampliare quei fattori protettivi che sono utili nella prevenzione suicidiaria.

Se l’istituzione scuola diventa in grado di creare un clima di sicurezza, senso di appartenenza e clima positivo rinforza i fattori preventivi esterni che possono proteggere i ragazzi vulnerabili a mettere in atto degli agiti o a manifestare comportamenti patologici.

Il protocollo RDI può essere utilizzato in ambito gruppale, permettendo di raggiungere un numero elevato di persone , è di facile utilizzo e prevede poche sedute e lo possiamo usare sia con gli adulti che con i ragazzi.

Per concludere ci auspichiamo ,per il futuro, un intervento con le scuole più strutturato e nono solo sull’urgenza del momento in modo da poter lavorare sul fronte preventivo e sulla riduzione del danno.

 

BIBLIOGRAFIA

Marilyn Luber “I protocolli terapeutici dell’EMDR” – Gianni Fioriti Editore, 2015.

Roger Solomon “Lutto ed EMDR” – Raffaello Cortina Editore, 2022

M.Pompili, P. Girardi “Manuale di suicidologia” – Pacini Editore, 2015